lunedì 17 giugno 2013

Quante facce ha il dolore?



Non posso essere sola,
mi viene a visitare
una schiera di ospiti,
non sono registrati,
non usano la chiave,
non han né vesti, né nomi,
né climi, né almanacchi,
ma dimore comuni,
proprio come gli gnomi,
messaggeri interiori
ne annunciano l'arrivo,
invece la partenza
non è annunciata, infatti
non sono mai partiti.

Emily Dickinson








Non so davvero.
Ho letto che il papà del piccolo Luca, morto soffocato in auto qualche giorno fa, ha creato un gruppo FB intitolato al figlio " Mai più morti come Luca".
Chiede di appoggiarlo nella richiesta di una proposta di legge che preveda l'installazione obbligatoria per legge di sensori in grado di avvisare se al momento della chiusura delle porte ci sia qualcuno a bordo.

Ora, al di là di quello che penso dell'utilizzo e dello strumento Facebook, io mi chiedo?
Era davvero necessario?
Ha un senso la pagina aperta?
Non vi sembra un'ulteriore esposizione mediatica?

Aiutatemi a capire.
E soprattutto non mi interessa dare un senso all'accaduto. O dare addosso al padre per una tragedia che mai nell'arco della sua vita smetterà di ucciderlo, visto che non tocca a me giudicare.


6 commenti:

  1. Ciao Mariella,
    Personalmente non saprei cosa dire. Forse nelle dinamiche psicologiche questo serve al padre per riuscire a sopportare il senso di colpa. Come se l'assenza di un sensore potesse in qualche modo eliminare le sue responsabilità. Probabilmente nell'immensità del suo dolore, anche questo serve a lui.
    La cosa che mi viene da dire (il che è populista, lo so), é che questa società stia diventando sempre più alienante. Un posto in cui le priorità sono talmente sottosopra, per cui è più facile scordarsi del proprio bambino che di una riunione di lavoro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì Leo. Sempre più alienante e sempre più sola.
      Abbraccio.

      Elimina
  2. L'enorme e tragica dimenticanza del padre di Luca forse tenta con quella pagina un sollievo al suo ritengo immenso dolore.
    Però l'idea di quel "sensore" non mi pare tanto sballata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche a me Aldo.
      Visto che non siamo capaci di ricordare le cose fondamentali.
      Buona serata e grazie.

      Elimina
  3. Cara Mari
    ho scritto le mie impressioni pochi giorni fsa su un altro blog.
    Ho estrapolato una parte del mio commento.
    Questo:
    Quando ho letto dell’iniziativa di questo padre non ho potuto fare a meno di pormi delle domande.
    Certo il rischio nell’esporle e passare per quella che non vorrei,psicologa dell’ultima ora,è alto.
    Tuttavia alla fine è più forte di me e intervengo.
    Parto da una tua affermazione (del Papero) “…fa capire quanto il mondo internet – che non è un mondo silenzioso – sia radicato e incidente nella vita di oggigiorno…”
    Niente di più vero,eppure se devo essere davvero onesta ammetto che ho provato fastidio a leggere le parole di questo padre.
    Forse non era il momento giusto,forse doveva aspettare o forse semplicemente sono io che non comprendo.
    E poi.
    Davvero siamo arrivati a tal punto che abbiamo bisogno di un sensore che ci faccia presente se in macchina c’è o non c’è nostro figlio?
    Bè se questo davvero potrebbe servire a salvare una vita si faccia,però perdonate il fatto che in me continui a persistere un certo disagio.
    Sarà che ancora non riesco ad essere parte di questo mondo virtuale,ancora lo sento lontano.
    Sarà che ancora non resco a comprendere come dopo certe disgrazie si abbia voglia di fiondarsi in questo mondo e scrivere.
    Forse a questo padre da la forza di andare avanti.
    Eppure faccio fatica a comprendere.
    Ma è un mio limite.
    veru


    RispondiElimina
  4. Cara Veru, hai posto diversi dubbi. Gli stessi miei. Anche io fondamentalmente non riesco a comprendere come sia stato possibile sentire la necessità di parlarne attraverso internet. Mi dico che, forse dipende dal fatto che non sono mamma. E che è solo un modo che ha trovato per cercare un appiglio a tutto l'orrore. Fare qualcosa per quel bimbo in questo modo forse potrebbe aiutarlo ad andare avanti.
    Chissà.
    Io al suo posto non avrei più voluto che il mondo sapesse di me. Sarei voluta scomparire.
    Insomma come te, faccio una fatica boia.
    Ti abbraccio.

    RispondiElimina

Informazioni personali

La mia foto
Ho amato la scrittura fin da quando ho cominciato a leggere e avevo solo cinque anni. Scrivo perché mi scappa da scrivere e sono consapevole che non mi libererò mai dalla meravigliosa seduzione delle parole.